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"La resistenza nonviolenta alla mafia di cui parlavano due decenni fa don Italo Calabrò e i suoi collaboratori del Centro Comunitario Agape - fondato significativamente nel 1968 - che poteva apparire come utopia o astrazione, si è fatta strategia capace di vincere, anzi di con-vincere: perché appunto si vince veramente solo quando si vince assieme, quando si lavora "per" e non "contro", quando si costruisce scommettendo sulla responsabilità piuttosto che sulla forza. [...] Non servono eroi: don Calabrò non lo era, come non lo erano don Peppino Puglisi e don Giuseppe Diana, uccisi dalle mafie. Servono cittadini e sacerdoti capaci di essere veri, di riconoscere e di testimoniare la verità, di fare semplicemente il proprio dovere, di scegliere da che parte stare." (dalla prefazione di don Luigi Ciotti)